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Segni, simboli e rituali  

 

Ogni segno é un frammento del cosmo, una porzione del tutto che dunque significa e vale al di là del sistema di relazioni in cui può trovarsi inserito. Così Alfieri assume il segno come autosignificante, nel senso che lo identifica con un segmento della totalità ove é condensato il significato del tutto. Prendendo su di sé anche forti valenze gestuali, il suo nuovo segno conquista lo spazio, vi si colloca da protagonista e vi si muove liberamente come enèrgeia (attività) piuttosto che come èrgon (opera).

Lo spazio diventa il suo legittimo interlocutore, è con esso che si relaziona e con esso mira a costruire un discorso che si situi oltre la lingua. Questo segno-discorso di Alfieri si muove libero, riassume il mondo, lo racconta e ne diventa al tempo stesso evento. Ma poi si innalza verso la dimensione dei simbolo. E qui occorre ricordare, con Victor Turner, che se il segno é una espressione analoga o abbreviata di una cosa nota, il simbolo é la migliore espressione possibile di un fatto relativamente ignoto eppure esistente.

Il nuovo segno di Alfieri non é solo quello che lui stesso traccia con un pennello, una penna o una matita e colloca nel mezzo della superficie del supporto: non é soltanto un segno pensato e costruito. E' anche quello che lui "inventa" nel significato etimologico del termine che deriva dal latino “invenire” e che vuoi dire trovare, scoprire.

Ecco, appunto, il segno scoperto. Dove? Nelle strutture del supporto che funge da superficie e che per l'artista é rigorosamente di carta. Una carta ricca di fibre, materica, che si presta alla manipolazione sapiente ed amorevole dell' artista; una carta bagnata, raschiata, intagliata, intrisa di colori, di terre, di polveri e di quant'altre materie; una carta che, nelle sue mani, si trasforma in cosa viva dove i segni carichi di energia, anzi essi stessi energia, sono elementi vitali, ma anche tracce, scie, memorie.

L'artista che lavora la carta e sulla carta, che la manipola e la trasforma in spazio percorso dalle energie segni che e simboliche, che ne sfrutta l' ilozoismo intrinseco (cioè la natura materica vivente), che la tramuta in evento narrante, é un operatore alchemico la cui azione diventa rituale. Le opere di Alfieri, infatti, si offrono al riguardante come atti rituali. Pertanto, come avviene durante una liturgia costruita su simboli autentici, su riti, su segni poderosi condensati di storia e di trascendenza, così anche di fronte alle sue opere, ci si sente attratti verso un vortice di sensazioni sovrarazionali in cui poesia, magia ed altre energie misteriose, che non sembrano appartenere al mondo dell'esperienza, si incontrano e si fondono per generare un’ebbrezza d'assoluto e d'infinito.

 

Armando Ginesi